Outsourcing: i nuovi termini in voga

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Di Steve Hall, 14 Settembre 2015

Appena cinque anni fa, il settore dell’outsourcing era concentrato su un unico aspetto: le riduzioni di costo (savings). Ed i termini più in voga erano allineati con questa priorità. Le imprese erano principalmente focalizzate sui benefici derivanti dalle contrattazioni sui costi del personale (labor arbitrage) e sul total cost of ownership.

In quel periodo, le organizzazioni cercavano soprattutto di ottimizzare i costi IT sostituendo gli investimenti in conto capitale (CAPEX) con spese di breve termine (OPEX). Facevano quindi accordi con provider ITO (Information Technology Outsourcing)  che consentivano di contenere i costi e modernizzare le applicazioni legacy.

Oggi le imprese cominciano a vedere l’outsourcing non come una decisione esclusivamente di natura finanziaria, ma come una parte della strategia di business cruciale per il loro successo. Lo scopo diventa quello di massimizzare il valore in un senso più ampio – non solo aumentando l’efficienza, ma anche trovando nuove modalità per connettersi ai clienti e far crescere il business.

Un’impresa può, ad  esempio, trasferire l’intera organizzazione dei suoi servizi verso una piattaforma cloud di terza generazione per sfruttare le nuove capacità ed i nuovi prodotti basati su sensori e le moderne tecnologie di analisi dati (data analytics). Questo tipo di strategie di lungo termine dipendono fortemente dalla transizione verso servizi cloud e micro-servizi per il consumatore.

Naturalmente, quando cambiano gli obiettivi cambiano anche i termini in voga. Il vocabolario attuale riflette infatti la minore preoccupazione per i costi e la maggiore attenzione per l’agilità e la velocità di accesso al mercato (time to market). Invece di esternalizzare solo per risparmiare, le imprese chiedono ai loro fornitori IT in outsourcing di gestire domanda e offerta, di sviluppare applicazioni e di trasferire il carico di lavoro nel cloud. Studi recenti mostrano che il 60% delle imprese usano o useranno la modalità software-as-a-service nei prossimi 12 mesi, e che l’80% dei nuovi software in arrivo sul mercato saranno cloud-based.

Le parole in voga oggi per le richieste di outsourcing sono quindi cambiate. Il business richiede:

  • Agilità
  • Time to market più rapido
  • Risposte più veloci alle evoluzioni del mercato
  • Nuovi prodotti
  • Nuove opportunità di mercato
  • Nuove applicazioni
  • Centralità del cliente (customer-centricity)
  • IT ibrido

Quello che è ancora più interessante rispetto al cambio di parole di moda è il fatto che è il business, non la parte IT, a provocarlo. Sono le unità per il business digitale (Digital Business Units) ed i loro responsabili (Chief Digital Officers) a definire il percorso, e molti CIO sono impegnati a rinnovarsi per adeguarsi al nuovo contesto. Mentre l’IT passa dal paradigma “operare” al paradigma “integrare”, le organizzazioni più avanzate si muovono verso piattaforme in grado di integrare servizi e micro-servizi erogati da un ampio insieme di fornitori per estendere la loro offerta.

Profilo di Steve Hall
Partner. Steve Hall è un esperto accreditato in Application Development & Maintenance (ADM) offshore outsourcing e cloud computing. Steve conduce i settori ISG di Manufacturing, Communications, e Media & Entertainment (MCM) ed anche la ISG cloud computing practice. Steve è inoltre co-autore del Managing Global Development Risk, utile per migliorare la comprensione della complessità di gestione di progetti globali di sviluppo software.

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